QUAL E’ IL PREZZO DA PAGARE PER … SENTIRSI LIBERI?
PER IL SIGNOR HIRAYAMA, NESSUNO.
QUESTO E’ IL RIMANDO CONCETTUALE/ENERGETICO A CUI L’ OPERA, SEMI DOCUMENTARISTICA, DI WIM WENDERS CI CONDUCE; L’ ESSERE RADICATI NEL QUI ED ORA, NELLA PREZIOSITA’ DI OGNI ATTIMO, SCEVRA DA SOVRASTRUTTURA, DAI LACCI DELL’ APPARENZA … E DELL’ APPARIRE.
IL FILM E’ IMMOTO.
LA VIBRAZIONE, DI SAGGEZZA, E’ DI ANTICA MEMORIA.
ESSA APPARTIENE AI MAESTRI SPIRITUALI.
HIRAMAYA CONTEMPLA L’ASSOLUTO IN OGNI SUA ESPRESSIONE, MANIFESTA NEL CREATO; POICHE’ NE COGLIE L’ESSENZA DI LUCE.
SALUTA L’ALBERO IN CUI RICONOSCE IL FRATELLO.
ESPRIME STUPORE E INCANTO PER L’APPARENTE BANALE; VIVIFICANDONE LA SCINTILLA DIVINA DA CUI, ESSO, COME TUTTO, DISCENDE.
LA SUA ANIMA BANCHETTA CON GLI DEI, MENTRE LE SUE MANI CURANO, CON DEVOZIONE E AMORE, I BAGNI PUBBLICI DI TOKYO.
EGLI CONOSCE LE LEGGI DELLO SPIRITO E L’IMPORTANZA DI ESPRIMERE AMORE NEL PROPRIO AGIRE, VOLANDO OLTRE … E LONTANO DAI CRISMI DEL GIUDIZIO SOCIALE.
IL FILM, INTIMISTA, E’, IN FINE, UN DIALOGO INTERIORE, DI PROFONDA GRAZIA.
LA RIPETITIVITA’ DEI GESTI, IN SOLITARIA, E’, DI RADO, INTERROTTA; A SACRALIZZARE … L’APPARENTE MONOTONO.
PERCHE’ NESSUN ATTIMO SI RIPETE, IDENTICO.
E’ UN FILM … ANALOGICO.
COME LO E’ IL SUO PROTAGONISTA.
GUERRIERI DI BELLEZZA, CUSTODI DELL’ INVIOLABILE UNITA’ DEL TUTTO … COL TUTTO.